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Channel: storia – LIBERNAZIONE
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Cari comunisti, Israele è roba vostra

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Un paio di post fa si è mostrata l’incompatibilità teorica tra comunismo e qualsiasi forma di dottrina religiosa, tuttavia è risaputo che  durante la guerra fredda i rapporti tra i comunisti e gli stati islamici furono intensi e duraturi. Ciò che è meno noto è il fatto che senza l’apporto dei comunisti non sarebbe mai nato lo stato di Israele. Visto che la questione israeliana è uno dei verminai del secondo Novecento, per il quale ancora oggi si è lontani da trovare un rimedio, vale la pena approfondire il tema.

Riflessioni di questo tipo possono sembrare un’assurdità per i duri e puri della sinistra moderna, non bisogna però dimenticare che la maggior parte degli alti gradi del partito bolscevico della prima ora erano composti da ebrei: Zinov’ev, Trotsky e persino Lenin, che aveva parenti ebrei.

Tale preponderanza della componente israelitica, seppur laica, spinse politici del calibro di Churchill a considerare il comunismo come un “complotto del giudaismo internazionale” (esternazione già sentita, vero?). A ben guardare erano pochi gli stati membri in Europa orientale nei quali gli ebrei non fossero ai vertici del Partito: in Ungheria i padri del comunismo come Kun erano ebrei, a Praga ̶  per dirla con le parole di Gobbeles  ̶  i medesimi ebrei “infestavano il governo”; erano inoltre ebrei anche i filosofi di rifermento come Lukács e, nemmeno a dirlo, Karl Marx.

Al termine della seconda guerra mondiale, per tenere fede alla dichiarazione Balfour, oltre che sull’onda emotiva di ciò che era successo durante il conflitto, l’ONU riconobbe lo Stato di Israele, al quale doveva essere affiancato uno stato palestinese. L’intervento americano e occidentale in assemblea fu tiepido, mentre furono decisivi il voto e l’arringa dell’URSS: ciò contribuì a far scoppiare il primo conflitto arabo-israeliano. Per Israele era in gioco la propria esistenza, gli stati arabi lottavano per una parte del territorio che consideravano loro; nel mezzo c’erano i palestinesi, privi di esercito e ritenuti dai loro fratelli arabi scevri da ogni diritto.

Per farla breve, Israele si salvò grazie agli ingenti aiuti militari e logistici forniti dai comunisti cecoslovacchi. In questa prima fase della nascita dello stato di Israele gli USA mantennero le distanze, poiché pensavano di compromettere i rapporti con i partner commerciali arabi; d’altro canto inglesi e francesi erano fortemente contrari alla formazione di uno stato che minava la loro influenza nell’area. La tensione internazionale crebbe quando gli USA protestarono ufficialmente con il governo cecoslovacco a causa dell’aiuto “illegale” procurato da quest’ultimo agli ebrei di Palestina.

Resta da spiegare perché i comunisti cecoslovacchi aiutarono Israele. A questo proposito bisogna ribadire che a Praga gli ebrei si trovavano in tutti i gangli del Partito, per di più la Cecoslovacchia era il paese sovietico in cui il numero di sinagoghe era aumentato maggiormente durante i primi anni di comunismo. A quel tempo si pensava inoltre che Israele si sarebbe potuto unire all’Internazionale Comunista in un numero esiguo di anni.

Dopo la vittoria della guerra Israele si consolidò e nel giro di pochi mesi si assistette a uno dei più grandi stravolgimenti delle relazioni internazionali che si ricordi, con gli USA a sostegno dello stato di Ben Gurion e l’URSS sempre più distante nei confronti degli ebrei, sia dentro che fuori dai propri confini. In seguito iniziarono le purghe interne e le denunce di fantomatici complotti giudeo-capitalisti (dovuti alla definitiva affermazione del panslavismo sostenuto fermamente da Stalin), ci fu l’eliminazione di molti quadri in Ungheria e Cecoslovacchia durante le rispettive “rivoluzioni”, infine si ebbe l’avvicinamento all’asse arabo prima e al movimento di liberazione palestinese poi.

Questa è una pagina della storia del movimento comunista mondiale che rimane sempre nelle retrovie. I “compagni”  di oggi, rigorosamente antisionisti, spesso non la conoscono nemmeno. Da un lato ciò va imputato al fatto che quasi tutta la sinistra radicale odierna ripudia l’esperienza sovietica  ritenuta deviata dallo stalinismo. Dall’altro lato i reduci più ortodossi si sono anagraficamente formati un momento in cui l’Urss e i partiti comunisti occidentali sostenevano la causa palestinese. Nei primo anni 50 la situazione era un po’ più complessa: le alleanze sovietiche vanno considerate come contingenti, ricordando che il fattore religioso fu sempre impiegato in base a interessi di potenziamento e di influenza specifici della potenza comunista.


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